Butter, she wrote #1
Parigi, Nora e quello che ci mancherà (spoiler: non le omelette di albumi)
Vi scrivo questo primissimo numero della newsletter dalla capitale dei croissant. Direi che il tempismo è perfetto perché non credo esista luogo migliore di Parigi per inaugurare questa corrispondenza burrosa. Perciò, senza altri indugi, cominciamo con il menu di settembre.
La prima autrice a essere tradotta qui non poteva che essere lei, Nora Ephron: la sceneggiatrice di commedie romantiche come C’è posta per te e Harry ti presento Sally, una scrittrice sagace, famosa (tra le altre cose) per aver realizzato quella che probabilmente è la vendetta cartacea più riuscita della storia. Nora è anche una saggia consigliera di vita riguardo agli argomenti più disparati: cibo, divorzio, rughe, padelle di teflon.
Il pezzo che vi traduco questo mese è tratto dalla sua raccolta di articoli I remember nothing, che è anche l’ultimo libro che ha pubblicato prima di morire nel 2012, per una malattia che aveva tenuto segreta fino all’ultimo.
A proposito, in fondo a questa newsletter troverete un’altra traduzione tratta da questo libro ma non incentrata sul cibo. Il fatto è che di Nora Ephron bisognerebbe leggere tutto, sono ancora troppi i suoi saggi non pubblicati in italiano e da sua grande ammiratrice ho fatto molta fatica a sceglierne solo uno. Quindi, eccovene almeno due.
“Fatemi parlare delle omelette di albumi
È uscito un nuovo libro che parla di diete e a quanto pare spiega qualcosa che ho sempre saputo da tutta la vita: il cibo proteico fa bene, i carboidrati fanno male e il grasso è altamente sopravvalutato come sostanza pericolosa. Bene, era ora. Come diceva mia madre, il burro non è mai troppo.
Ad esempio, a casa mia la bistecca la cuciniamo così: prima la ricopriamo di sale, poi la cuociamo su una padella rovente e quando è pronta ci mettiamo sopra un’enorme noce di burro. E quando dico burro, parlo di burro salato. Questo libro spiega anche che il colesterolo negli alimenti non ha assolutamente nulla a che fare con il livello del colesterolo nel sangue. Questa è un’altra cosa che so da tutta la vita, ed è per questo che non mi troverete sul letto di morte a rimpiangere di non aver mangiato abbastanza fegato.
Lasciate che mi spieghi meglio: siete liberi di mangiare ogni sorta di cibo ad alto contenuto di colesterolo (aragoste, avocado, uova) e questo non avrà NESSUN EFFETTO sul conteggio del colesterolo nel sangue. NESSUNO. QUALSIASI cibo. MI AVETE SENTITO? Mi dispiace dover ricorrere alle maiuscole ma, che cosa vi prende gente? Tutto ciò mi riporta al motivo di questo articolo: l’omelette di albumi.
Ho degli amici che mangiano omelette di soli albumi. Ogni volta che sono costretta a vederli mangiare le suddette omelette di albumi, mi sento male per loro. Innanzitutto le omelette di albumi sono insapore. In secondo luogo, chi le mangia pensa di fare qualcosa di virtuoso e invece è semplicemente disinformato. A volte cerco di spiegargli che quello che stanno facendo non ha senso, ma non mi degnano della minima attenzione perché i loro medici gli hanno detto di evitare il colesterolo.
Secondo il New York Times, i medici non stanno deliberatamente disinformando i loro pazienti; in realtà sono anch’essi vittime di ciò che è noto come cascata informativa, ovvero qualcosa che si ripete così tante volte da diventare vero anche se non lo è. (Mi chiedo perché non la chiamino cascata dis-informativa allora). In ogni caso, le vere vittime di questa disinformazione non sono i medici ma le persone che conosco a cui è stato fatto il lavaggio del cervello inducendole a pensare che le omelette di soli albumi siano più salutari.
Ebbene, è arrivato il momento di dire quello che mi tengo dentro da anni: è ora di finirla con le omelette di albumi. Non voglio paragonare le omelette a qualcosa di estremamente serio e importante come la guerra in Afghanistan, con la quale è altrettanto ora di finirla; ma non mi sembra di poter fare nulla per la guerra, mentre ho una discreta possibilità di ridurre il consumo di omelette di albumi, soprattutto con le nozioni di questo nuovo libro a mia disposizione.
Non si prepara un’omelette togliendo i tuorli. Semmai l’omelette si prepara aggiungendo dei tuorli supplementari. Una omelette davvero ottima è fatta con due uova intere e un tuorlo in più, e la stessa cosa vale per le uova strapazzate. Invece ecco la ricetta per una cremosa insalata di uova: fate bollire diciotto uova, sbucciatele e mandate sei albumi agli amici in California che si ostinano a pensare che gli albumi siano meglio. Con un coltello, tritate grossolanamente le restanti dodici uova e i sei tuorli e aggiungete maionese Hellmann, sale e pepe a piacere.”
Esordiamo con un croissant parigino, di una pâtisserie e boulangerie piuttosto conosciuta e dallo stile irriverente: The French Bastards. Ecco a voi il loro Cruffin Citron Meringue.
Se volete cimentarvi nella viennoiserie o anche semplicemente farvi venire una fame incredibile, sappiate che hanno pubblicato un ricettario: Boulangerie, pâtisserie, bastarderie.
Questo titolo prende in prestito una delle frasi più celebri del film Harry ti presento Sally di Nora Ephron. La famosissima scena nell’affollata delicatessen ebraica Katz’s Deli è passata alla storia: davanti a un sandwich al pastrami, Harry insiste nel dire che non può lasciarsi ingannare dal finto orgasmo di una donna e Sally, ad alta voce e in modo vivido, ne finge uno per vincere la discussione. Dopodiché, una cliente pronuncia la nostra famosa frase: “prendo quello che ha preso lei”.
Ecco, io invece prendo in prestito le parole di Nora per racchiudere in questo spazio alcune ispirazioni multiformi accomunate dal gusto e dalla bellezza. Perciò qui troverete persone, parole e progetti variegati.
Questo mese vi parlo di Francesca Romana De Bernardino, in arte frdb. Francesca è l’autrice di una delle più belle newsletter in italiano sulla letteratura gastronomica alla quale ha dato un nome azzeccatissimo: Sfoglia. Di recente ha anche scritto questo articolo su un argomento che mi sta particolarmente a cuore: il potere sensoriale ed evocativo dell’olfatto. Il mio consiglio è di leggere l’articolo e tutti gli interessanti spunti di approfondimento della bibliografia. E poi di continuare a leggere tutto quello che scrive Francesca.
Sarò romantica, ma mi piace pensare a questo progetto come a una corrispondenza: qui seduta mentre finisco di mangiare il mio pain au chocolat, mi immagino di scrivervi una lettera su un bel foglio di carta color crema e poi imbustarla con grande cura. Vorrei che questo appuntamento mensile fosse uno spazio di condivisione e confronto dove raccontarsi e sentirsi ascoltate.
Faccio questa premessa perché vorrei che immaginaste Ripieno come una di quelle vecchie scatole dei ricordi, dove con il passare degli anni si accumulano foglietti, ninnoli, tappi di vino, fotografie, carte da regalo e tutti quei rimasugli di passato che a volte ci dimentichiamo ma appena riprendiamo in mano ci travolgono con la storia che custodiscono. Ecco, io vorrei che questa scatola la riempissimo insieme. In Ripieno raccoglierò i ricordi, le ricette e le tradizioni in cucina che mi emozionano e che raccontano qualcosa di me. Se volete, potete farlo anche voi. Sarò felice di leggervi nei commenti, in risposta a questa mail o su instagram, con tutto ciò che avrete voglia di condividere. E, se vorrete, verrà pubblicato nel Ripieno del mese successivo.
Comincio io, da una tradizione di fine estate alla quale sono molto legata. È un dessert che nella mia famiglia cuciniamo solo in questo periodo dell’anno. Bisogna aspettare che le temperature estive calino un po’. Quando arrivano le prime avvisaglie dell’autunno ci siamo: è il momento di riaccendere il forno e preparare le pesche ripiene. Si tratta di una ricetta semplice e indulgente che fa incontrare il simbolo dell’estate, la pesca solare e matura, con il conforto dell’autunno, il cacao. Ed è proprio il fatto di poterle preparare solo in questa breve parentesi tra due stagioni a renderle così speciali.
Se volete prepararle anche voi, questa è la ricetta per 8 pesche ripiene:
4 pesche mature
8 amaretti
1 uovo intero
1 cucchiaino di cacao amaro
Zucchero q.b.
Liquore Marsala q.b.
Tagliate le pesche a metà, togliete il nocciolo e poi con un cucchiaino scavate la polpa che servirà per il ripieno. In una ciotola mescolate la polpa delle pesche tritata, gli amaretti sbriciolati, 1 uovo, e 1 cucchiaino di cacao amaro. Disponete le pesche in una teglia e mettete un pizzico di zucchero su ognuna. Con un cucchiaio, versate il ripieno al centro delle pesche. Versate nella teglia il Marsala fino a circa la metà dell’altezza delle pesche. Infornate a 180 gradi per un paio d’ore o fino a quando il ripieno avrà fatto la crosticina.
Il profumo caldo di Marsala si diffonderà in cucina e sarete pronti a salutare l’estate.
P.s.: Fatemi sapere se provate a cucinarle e, se vi va, raccontatemi qual è il cibo che per voi simboleggia la fine dell’estate.
E ora veniamo alle letture del mese:
La Scuola Holden sta pubblicando una collana di manualetti sulla scrittura. Escono una volta a settimana, li trovate in edicola dal giovedì e ci saranno uscite fino al 15 febbraio. Finora i titoli usciti sono: Guardare, Grammatica, Il corpo, Sul conflitto e Parole (in edicola questa settimana).
In preparazione a questo viaggio a Parigi ho letto il libro di Eleonora Marangoni, Paris, s’il vous plait. Mi immaginavo di sfogliare una guida letteraria invece si tratta di un dolce racconto della città fatto dall’autrice che ci ha vissuto otto anni. Non aspettatevi consigli precisi su cose da fare/vedere/mangiare ma un ritratto della città, romantico e suggestivo.
Il libro del mese di settembre di Una certa idea di cibo (il book club gastronomico e rassegna di eventi che curo insieme a Francesca Laureri) è stato Il profumo del caffè di Anthony Capella. E qui i grandi temi sono due (forse): c’è l’argomento per me molto affascinante della possibilità di descrivere a parole i sapori e i profumi del cibo, e in questo caso del caffè, che attraversa tutto il libro e muove i protagonisti. E poi c’è una storia d’amore e di crescita. Ecco, se leggessi questi due termini in una quarta di copertina probabilmente poserei il libro. Sarebbe troppo il timore di leggere qualcosa di scontato o di melenso, Beh, non è stato questo il caso. Date una chance a questa storia d’amore.
Avete una passione per gli scrittori che amano ricercare le mot juste e vorreste farvi qualche risata? Molto bene, allora leggete Cose da fare a Francoforte quando sei morto di Matteo Codignola. Questo è il classico libro che vi fa ridere ad alta voce, ricco di situazioni scritte sulla carta con un tempismo comico perfetto.
Bonus: Ho riletto I remember nothing di Nora Ephron, sia per la traduzione di questo mese sia perché la newsletter di settembre di Una certa idea di cibo dedicata alle food writer (in abbonamento, se vi interessa ci si iscrive qui) è dedicata proprio a Nora. Ovviamente il libro è in inglese.
E ora veniamo ai libri in uscita o freschi di stampa per i quali secondo me vale la pena fare spazio in libreria. Disclaimer: i libri che troverete qui sono ancora nella mia wishlist e li menziono nella più spudorata buonafede.
L’ultimo libro del Post della collana Cose spiegate bene è dedicato al mondo dei giornali e si intitola Voltiamo decisamente pagina.
La food writer inglese Bee Wilson ha da poco pubblicato un ricettario che si intitola The secret of cooking.
Siamo alla fine di questo menu e, come vi avevo promesso, ecco la seconda traduzione di Nora Ephron. What i will miss è un pezzo talmente bello ed emozionante che mi sembra perfetto per finire in bellezza questo primo numero di Butter, she wrote.
“Cosa mi mancherà
I miei figli
Nick
La primavera
L’autunno
I waffles
Il concetto dei waffles
Il bacon
Una passeggiata nel parco
L’idea di una passeggiata nel parco
Il parco
Shakespeare al parco
Il letto
Leggere a letto
I fuochi d’artificio
Le risate
La vista dalla finestra
Le lucine scintillanti
Il burro
Le cene a casa, solo noi due
Le cene con amici
Le cene con amici in città in cui nessuno di noi vive
Parigi
Il prossimo anno a Istanbul
Orgoglio e pregiudizio
L’albero di Natale
La cena del Ringraziamento
Un tavolo per uno
L’albero di corniolo
Fare un bagno
Attraversare il ponte per Manhattan
Le torte”
Grazie per aver letto fin qui, spero che la newsletter vi sia piaciuta. Ci sentiamo il 31 ottobre con il nuovo menu del mese, che Jessica sia con noi!
Bella Elisa questa prima newsletter.. prima per te ma anche per me.. diciamo che per quel poco che ti ho vista questa rispecchia in pieno la tua dolcezza e la tua solarità!! Grazie
Complimenti per un bellissimo primo numero! Ma davvero dobbiamo aspettare un mese per leggere il prossimo? 🥲
PS: grafica stupenda!