Scartati i regali e smaltiti i cenoni, non resta che dedicarci ai consueti bilanci stagionali e all’ultimo festeggiamento dell’anno.
Che stiate leggendo questo menu il 31 dicembre o i primi di gennaio, mi auguro che sia un degno accompagnamento per un’ottima fine e un ancor più mirabile inizio.
Buona lettura e buon anno nuovo!
La traduzione di questo mese è la prefazione a The Gastronomical Me, un’autobiografia di viaggi, amore e perdita, ma soprattutto di appetito, con la quale M.F.K. Fisher ha praticamente inventato il genere del food memoir.
Dietro quelle tre lettere puntate, maiuscole e appuntite, si cela un nome dolce e delicato, quello della piccola Mary Frances Kennedy che fin da bambina ha imparato ad amare la scrittura “temperando bene le matite e mettendo bene la punteggiatura”
M.F.K. Fisher è considerata “la miglior prosatrice d’America” e fu la prima a scrivere di cibo in modo personale e autobiografico, trasformando la prospettiva gastronomica in un pilastro narrativo e in un modo di comprendere il mondo.
“Prefazione a The gastronomical Me
Le persone mi chiedono: perché scrivi di cibo, del gesto di mangiare e di bere? Perché non scrivi dell’amore e della lotta per il potere e per la sicurezza, come fanno gli altri scrittori?
Me lo chiedono in tono accusatorio, come se scrivere di cibo fosse grossolano e facendolo io stessi infangando l’onore di questo mestiere. La risposta più semplice è che, come la maggior parte degli esseri umani, sono affamata. Ma c'è di più.
Mi sembra che i nostri tre bisogni fondamentali, cibo, sicurezza e amore, siano così mescolati e intrecciati tra loro che è impossibile pensare a uno di essi senza pensare anche agli altri due.
Così accade che quando scrivo di appetiti, in realtà scrivo dell'amore e della voglia che abbiamo di provarlo, e del suo calore, e di come ci fa sentire… e poi della sensazione di benessere e ricchezza che proviamo una volta che ne ne siamo pieni.
Scrivo di me, e di come mangiavo un pezzo di pane sul pendio di una collina o bevevo vino rosso in una stanza ormai distrutta, e accade, senza che io lo voglia, che sto raccontando anche di coloro che erano con me in quei momenti e dei loro più profondi bisogni di amore e felicità.
C'è del cibo sulla tavola e, il più delle volte, c'è nutrimento nel cuore per soddisfare la fame più selvaggia e insistente. Dobbiamo mangiare per vivere. Se di fronte a questo fatto terribile riusciamo a trovare nel cibo nutrimento, tolleranza e compassione, non saremo meno pieni di dignità umana.
C'è una comunione che va oltre i nostri corpi quando si spezza il pane e si beve il vino. E questa è la mia risposta, quando la gente mi chiede: perché scrivi di appetiti e non di guerre o di amore?”
In occasione delle festività natalizie, la croissanteria australiana Lune ha creato un pasticcino speziato, insolito e molto british: il Christmas Pudding croissant, un cestino di pasta sfoglia ripieno di caramello al brandy e pudding di frutta, decorato con crema pasticcera al brandy, arancia candita e una spolverata di noce moscata.
Se una volta terminati gli stravizi delle festività vi venisse in mente di cimentarvi nella viennoiserie, Lune ha pubblicato anche un ricettario: Croissant all day, all night.
Anziché gettarmi a capofitto nei buoni propositi e nelle ispirazioni per l’imminente anno nuovo, approfitto di questo spazio per guardare indietro alle pagine sfogliate quest’anno. Una specie di “best food reading of 2023”, un modo per ripercorrere gli ultimi dodici mesi attraverso le parole degli autori ma soprattutto delle autrici che li hanno accompagnati.
Sangue, ossa e burro di Gabrielle Hamilton
“Nessun futuro seminario sul femminismo avrebbe mai potuto spiegare altrettanto eloquentemente il senso di quel primo compenso. La convinzione era immediata e definitiva: se mi mantengo da sola, vado per la mia strada.”
La cucina inglese di Miss Eliza di Annabel Abbs
“Immagino le mie sensazioni elencate come gli ingredienti di una ricetta: una libbra di disperazione fresca, tre sacchi di delusione ben soda, cinque once di pura colpa, una spolverata di rimpianto appena tagliato e qualche granello di autocommiserazione.”
The year of miracles di Ella Risbridger
“Ci vuole tempo – anni e anni o addirittura decenni – per vedere la forma nella quale il trauma ti ha trasformato. Il trauma cambia le persone nello stesso modo in cui il vento scava le dune: alcune parti le porta via, altre semplicemente le smuove, le torce e le fa diventare qualcos’altro. A volte, qualcosa di più bello.”
My life in France di Julia Child
“Rouen è famosa per i suoi piatti a base d’anatra, ma dopo aver consultato il cameriere Paul decise di ordinare la sogliola alla meuniére. Arrivò intera: una sogliola di Dover grande e piatta perfettamente rosolata in una sfrigolante salsa di burro con sopra una spolverata di prezzemolo tritato. Il cameriere ci mise con cura il piatto davanti, fece un passo indietro e disse: Bon appétit!”
A table full of love di Skye McAlpine
“Il vero sapore di ogni piatto sarà sempre qualcosa di più della semplice somma delle sue materie prime: il sapore del buon cibo non può fare a meno di far riaffiorare alla mente il groviglio di emozioni e ricordi che raccogliamo in una vita passata a mangiare, a cucinare e a gustare i piatti che vengono cucinati per noi.”
Crying in H Mart di Michelle Zauner
“Sediamo qui in silenzio, mangiando il nostro pranzo. Ma so che siamo tutti qui per la stessa ragione. Stiamo tutti cercando un pezzo di casa, o un pezzo di noi. Ne cerchiamo il sapore nel cibo che ordiniamo e negli ingredienti che compriamo.”
Home cooking di Laurie Colwin
“Di notte c’è chi conta le pecore e chi legge i gialli. Io sto sdraiata a letto e penso al cibo. Spesso preparo menu. A volte invento ricette.”
I remember nothing di Nora Ephron
“Abbiamo appena ordinato il dolce e ci portano dei grandi cucchiai da dessert di forma ovale, ma così grandi che potresti nuotarci dentro. Non sono una di quelle persone a cui piace dare la colpa ai francesi per qualsiasi cosa, soprattutto dopo che i francesi hanno dimostrato di aver avuto tremendamente ragione sull’Iraq, ma non c'è dubbio che questo trend dei cucchiai da dessert troppo grandi sia iniziato in Francia.”
Aglio e zaffiri di Ruth Reichl
“La cucina richiede tutta l’attenzione possibile, ma ricompensa con sconfinati piaceri dei sensi. Il fruscio dell’acqua che scorre attraverso le foglie di lattuga, il colpo secco del coltello che spacca l’anguria, il profumo fresco d’estate che diffonde la frutta quando si sbuccia. La morbidezza seducente del cioccolato quando inizia a fondere. La resistenza della salsa contro il cucchiaio quando si addensa nel tegame e la meravigliosa leggerezza del parmigiano quando esce dalla grattugia e si accumula in soffici montagnole. In cucina il tempo scorre lento e offre un universo di piccole soddisfazioni.”
In punta di forchetta di Bee Wilson
“A volte, però, una nuova tecnologia è necessaria per apprezzarne una vecchia. La certezza di poter preparare la salsa olandese in trenta secondi con il frullatore aumenta il piacere di farla alla vecchia maniera, cuocendo gli ingredienti a bagnomaria e amalgamando delicatamente con il cucchiaio di legno i tuorli al burro ridotto in pezzettini minuscoli.”
L’Integrale Metamorfosi
“Ci si rende presto conto che a parlare di cibo si finisce a parlare delle stesse cose che muovono e scompigliano ogni altra dimensione del nostro confuso vivere: di amori e di morte, di ferite, paure e desideri, dei tanti passati e futuri da maledire o con cui provare a riconciliarsi.”
Il caso del dolce di Natale di Agatha Christie
“Ci sono tre persone, madame, alle quali una donna dovrebbe dire la verità: al padre confessore, al parrucchiere e all’investigatore privato.”
Potremmo affermare senza troppa paura di essere smentiti, che dicembre è quel periodo dell’anno nel quale si verifica una straordinaria concentrazione di luccichini dorati, apparecchiate sontuose, decorazioni barocche e antipasti coreografici.
Per l’occasione vengono rispolverate antiche tradizioni, lontani parenti e tovaglie damascate. Nel bel mezzo di questo “emporio generale di trastulli e zuccherini” siede indigeribile e solenne la salsa verde per i bolliti.
Nel mio caso la ricetta è un prezioso lascito della parte piacentina della famiglia. Una salsa che da sempre accompagna il pranzo di Natale un po’ di tutti. Tuttavia, questa salsa assume un significato particolare nella mia famiglia perché rappresenta una di quelle pochissime eccezioni per le quali mia nonna materna si metteva in cucina.
Avete presente quelle nonnine adorabili che passano giornate intere a spignattare in cucina con un bel grembiule e gli zoccoli di legno? Ecco, cancellate tutto. Qui stiamo parlando dell’anticristo dei fornelli, il flagello dei cucinini. Una donna dall’attitudine altamente infiammabile e dall’inesorabile istinto al pasticcio e all'approssimazione polemica. Colei che a mia madre ha tramandato pasti veloci e perlopiù già pronti e pentole senza coperchi (e a volte pure senza manici).
Perciò quella salsa verde, carica di aglio e di prezzemolo, era una sorta di miracolo di Natale, una saporita e preziosa rarità da assaporare una volta all’anno.
Eccoci arrivati alle letture del mese:
Con il book club di dicembre di Una certa idea di cibo abbiamo evocato l’atmosfera aristocratica ed elegante del Natale inglese del secolo scorso leggendo una raccolta di racconti di Agatha Christie: Il caso del dolce di Natale.
In abbinamento, è particolarmente indicato ll delitto è servito. I menu di Agatha Christie: questo volumetto fa parte della collana “Leggere è un gusto” che mette in risalto i passaggi gastronomici e il ruolo del cibo all’interno dei capolavori della letteratura.
Nel pigro limbo delle “vacanze di Natale”, fatto di giornate che iniziano ad allungarsi ma hanno ancora poche ore di luce e influenze stagionali che colpiscono il corpo e lo spirito, mi sono sembrate particolarmente adatte due “letture di montagna”, peraltro intrecciate tra loro:
Il bosco degli urogalli di Mario Rigoni Stern. Nell’edizione Einaudi del 2021 l’introduzione è di Paolo Cognetti, che ha anche realizzato delle bellissime lezioni per Feltrinelli sul Sergente maggiore Rigoni e sulla vita sull’Altipiano. Dopo la guerra, Mario Stern divenne bibliotecario e poi impiegato del catasto e in quegli anni, dopo l’orario di lavoro, si dedicò alla scrittura. Il bosco degli urogalli uscì nel 1962 e, come dice Cognetti, “è l’atto di nascita del nostro più grande scrittore di montagna”. Una raccolta di racconti sulla natura, la caccia, il bosco e su una “vita selvatica” in profonda connessione con gli animali e la montagna.
Dopodiché è venuto naturale leggere Cognetti, e il suo ultimo libro: Giù nella valle.
Un romanzo un po’ cupo e malinconico, la storia di due fratelli che sono nati alla stessa altitudine, affrontano le stesse sfide, hanno le stesse difficoltà eppure sono molto diversi, come il larice e l’abete. Un libro breve e intenso, da leggere ascoltando l’album Nebraska di Bruce Springsteen, che racconta il lato al sole e quello in ombra della valle amata da Cognetti.
Ed ora veniamo alle pubblicazioni fresche di stampa del mese di dicembre: (Solito disclaimer: i libri che troverete qui sono ancora nella mia wishlist e li menziono nella più spudorata buonafede.)
La Fondazione Mondadori ha pubblicato il primo numero de Il Gaddus, la rivista annuale dedicata a Carlo Emilio Gadda.
Dopo Genova, Torino e Palermo è uscito il terzo libro della collage maker genovese Francesca Sacco, questa volta dedicato alla città di Roma: una raccolta di 23 collage letterari con citazioni di scrittori, poeti e cantanti.
Ed è appena uscita anche I racconti dell’Esquire di Francis Scott Fitzgerald, la raccolta di novelle finora inedite in Italia che l’autore scrisse per la rivista tra il ‘36 e il ‘40.
Piccolo extra audio: l’8 dicembre è uscito Baricco Wild, un podcast-intervista di due ore al nostro amato Sandro per festeggiare l’uscita del suo ultimo libro.
Grazie per aver letto fin qui, spero che la newsletter vi sia piaciuta. Il prossimo appuntamento è il 31 gennaio con il nuovo menu del mese, che Jessica sia con noi!
Sempre bello leggerti Elisa! Buon anno nuovo!
Gustosissima!